RIMINI, cultura e memoria non si fermano.

L’emergenza sanitaria nazionale, mai vissuta prima, dettata dalla diffusione del Coronavirus ha generato uno scenario sociale inedito e una narrazione forzosa delle nostre vite: isolamento, chiusura delle attività lavorative, studenti a casa per l’intera giornata, genitori, quelli che ancora possono vantare un impiego, divisi tra le attività di smart-working e gestione dei figli.

Famiglie, gioco forza, che si sono dovute reinventare giorno per giorno, attraverso una ri-attribuzione (riaffermazione) di ruoli e  relazioni all’interno del proprio nucleo familiare. Uno schiaffo che, con amara schiettezza, ci ha spodestato dalle nostre convinzioni e mostrato quanto il genere umano possa essere vulnerabile. Uno tsunami, che, nel silenzio ovattato di questo periodo sospeso, ci ha gettato nel profondo mare dell’incertezza.

La quarantena imposta ci ha portato a cogliere la sfida ma anche l’opportunità del digitale e grazie all’utilizzo di applicazioni web, in questa cornice di forte preoccupazione e crescente tensione,  la voglia di vicinanza fisica è appagata  da quella virtuale.

Nuovi paradigmi tecnologici da affrontare, anche dall’ asset “Scuola” che, attraverso i criteri della didattica a distanza, deve garantire il diritto costituzionale allo studio e la preparazione scolastica uguale per tutti. Servizi scolastici quindi  attivati su nuove piattaforme web, attività didattiche da reimpostare online, supporti e formazione ai docenti,  gestione delle criticità per colmare il divario digitale di alcune famiglie rimaste più indietro di altre, dirigenti scolastici che con grande slancio,  si sono spesi per risolvere le criticità di situazioni familiari dove la didattica online spesso si scontra con realtà più svantaggiate.

Una prova per tutti e che la Sezione di Rimini ha scelto, convinta che in questo nuovo e paradossale contesto di insicurezza, la cultura digitale possa comunque sopperire al bisogno atavico dell’uomo di memoria e fruizione del patrimonio culturale passato per  ritrovare in esso radici e senso di appartenenza. L’isolamento forzato non deve essere anche isolamento culturale. La cultura non si ferma. La memoria non si ferma. Nemmeno al tempo del coronavirus. Da questa premessa, da questo monito, è ripartito il progetto didattico  “A scuola di memoria”, promosso in questi anni dalla Sezione provinciale presso le scuole. Un’offerta formativa che, grazie alla didattica a distanza, attraverso delle videolezioni entra virtualmente nelle numerose classi degli Istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa e attraverso le pagine di storia vissuta e narrata dalle fonti orali, le vittime civili di guerra, si esorcizza la solitudine e l’inquietudine. Con un valore aggiunto. Ad ascoltare il testimone d’eccezione Franco Leoni, sopravvissuto alla strage di Marzabotto e ad interagire in un aula vibrante e partecipativa, oltre ad ANVCG (Cenci Marialuisa, Leoni Franco, Cicioni Simona e lo storico Susini Daniele), insegnanti ed alunni, anche i genitori dei ragazzi. Un confronto plurigenerazionale, una riflessione collettiva sul difficile periodo che stiamo vivendo, condividendo emozioni, fragilità, ricordi. Affrontare attraverso il metodo storico della comparazione,  il tema dell’isolamento nei rifugi di ieri, ( Franco aveva sei anni quando tutta la sua famiglia si nascose dalle SS  tedesche) come la condizione eccezionale di raccoglimento forzato nelle nostre case  dell’oggi, ed ancora la conferenza stampa quotidiana della protezione civile con i numeri dei contagi e decessi e i bollettini di guerra con la conta dei morti, per ritrovarsi almeno virtualmente, a parlare di passato, presente e futuro. Un ponte temporale, un parallelismo tra il sentimento di precarietà e di paura vissuto allora, come oggi. Una didattica della “vicinanza”, per testimoniare come sempre il valore della pace e l’orrore della guerra, anche al tempo di questo nemico invisibile e silenzioso.

Ed esserci. Per i più giovani. Per dare esempio e speranza.  La seconda guerra mondiale è stata una drammatica palestra di resilienza e le vittime civili di guerra, che hanno saputo affrontare e superare  nella loro vita eventi traumatici e stressogeni, possono legittimamente  infondere nelle nuove generazioni, sconcertati da questo improvviso senso di instabilità ed insicurezza, un pensiero positivo, invitandoli a guardare a questi giorni con “lenti“ diverse, per trovare in se stessi la fiducia necessaria e vivere questo difficile tratto della loro esistenza con minore preoccupazione e in maniera costruttiva, riappropriandosi di spazi di serenità.  Studenti riflessivi, pragmatici e resilienti positivi. Questi i giovani che abbiamo incontrato in questi incontri, questi i futuri adulti che a loro volta saranno i testimoni dell’anno 2020, della battaglia globale contro il coronavirus, quando l’umanità, avrà vinto la sua partita e torneremo tutti a riabbracciarci.

I messaggi dei genitori:

“Per tipologia di lavoro il Covid mi crea problemi seri già da fine gennaio e, ancora oggi, a causa di questa situazione, la ripresa del lavoro di tutto il mio settore è fortemente minata, perciò, ho vissuto questo periodo con profonda preoccupazione e tensione che non mi ha concesso di vivere altro. Oggi, grazie all’invito a partecipare con i ragazzi all’incontro con il Sig. Leoni, mi sono commossa, ridimensionata e tornata con piedi per terra. L’umanità e la resilienza che ha risvegliato in me, è stato un regalo inaspettato e prezioso. Volevo ringraziare il Sig. Leoni per avermi aperto gli occhi e il cuore.”

e ancora,

“Buongiorno Franco, che Dio la protegga. E’ riuscito a farmi venire il così detto noto in gola. Troppi ricordi di racconti di mia mamma si sono risvegliati, dal mandarino al collegio, al nome che aveva mia mamma datogli da un soldato tedesco…..e oggi è pure il suo anniversario…Grazie.”

“E’ stato un incontro vero, anche se a distanza. Grazie di cuore a Franco e alla sua Organizzazione, che ha reso possibile tutto ciò”.

di Simona Cicioni

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