Gita A Fossoli, 6 maggio 2017

Sabato 6 maggio 2017, la Sezione Provinciale di Rimini ha organizzato  una gita commemorativa all’ ”ex Campo di concentramento e di transito” di Fossoli (MO). Il triste luogo ospitò anche Primo Levi, la cui dolorosa esperienza personale   è narrata nelle prime pagine del suo famoso libro “Se questo è un uomo”  e nella poesia “Tramonto di Fossoli”.

Furono dodici i convogli   che da Fossoli partirono per i lager nazisti di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg, Ravensbruck e  cinquemila furono gli  innocenti che da quel luogo persero la speranza, per quello  che fu un “passaggio verso il viaggio fatale”. In occasione del 25 Aprile 2017, Festa della Liberazione, l’ex Campo di Fossoli è stata visitato anche  dal Capo dello stato, Sergio Mattarella, il quale ha ricordato come  per superare le divisioni di oggi come di ieri, sia necessario “ricordare senza odio né rancore”.

A seguito della   visita guidata al Campo, riservata ai partecipanti alla gita della Sezione, ha preso avvio  la Commemorazione, durante la quale il Presidente prov.le Brighi Ernesto e la Vice Presidente prov.le  Cenci Marialuisa  al suono del silenzio d’ordinanza per tromba,  hanno deposto una corona d’alloro a nome dell’ ANVCG alla memoria di tutti coloro che in quel campo furono  rinchiusi e deportati verso lo sterminio ed  è  stata data lettura della poesia di P. Levi.

Ospiti della Sezione erano Presenti il Presidente regionale Emilia Romagna, dott. Giovanni Battista Zamboni e la sig.ra Sandra Vecchioni, Presidente Provinciale Sezioni Anvcg, MC, AP,FM. La giornata si è conclusa a Brescello (RE), la cittadina luogo della finzione cinematografica tratta dai libri di Guareschi con la visita al museo di “Peppone e don Camillo”, che conserva numerosi cimeli dei film.

Il tramonto di Fossoli, 7 febbraio 1946

Io so cosa vuol dire non tornare
A traverso il filo spinato
ho visto il sole scendere e morire;
ho sentito lacerarmi la carne
le parole del vecchio poeta:
“Possono i soli cadere e tornare:
a noi, quando la breve luce è spenta,
una notte infinita è da dormire”

Primo Levi

Primo Levi ha scritto questa poesia dopo la fine della guerra, a quasi due anni dalla partenza da Fossoli per Auschwitz. Il sublime spettacolo del tramonto ha un sapore amaro se si vede il sole attraverso il filo spinato del lager: le speranze per un giorno nuovo lasciano il passo al vuoto della paura. Il tramonto non suggerisce solo la notte dell’ esistenza individuale, la morte, ma anche l’ imminenza del buio della ragione umana, quando sulla pietà prevalgono le barbarie della distruzione della guerra e dell’ odio. Il rischio è quello di un infinito sonno senza memoria. Gli ultimi versi, tra virgolette, sono tradotti dal latino, presi in prestito dal quinto carme di Gaio Valerio Catullo(Verona, 87 a.C.-Sirmione, 54 a.C.).

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